La folle settimana di Tramp: quando l’arroganza affonda il mondo

Pubblicato il 13 aprile 2025 alle ore 19:37

Non so voi, ma io comincio a pensare che qualcuno debba davvero togliere il Wi-Fi alla Casa Bianca. Perché ogni volta che quel biondo ossigenato apre bocca, non solo parte una raffica di tweet fuori controllo, ma si scatenano pure terremoti globali. L’ultima follia firmata Donald Tramp – sì, lo chiamo così apposta, che tanto ormai siamo alla farsa – è l’ennesimo esempio di come l’economia mondiale possa essere presa in ostaggio dall’umore ballerino di un solo uomo.

Tutto inizia a metà settimana, con una bella cena di gala – che uno si aspetta elegante, cordiale, magari con un po’ di diplomazia sul menù. Invece no. Tramp usa l’occasione per ribadire in faccia agli alleati (o presunti tali) la sua linea dura sui dazi, lanciando stilettate verbali e facendo il bullo come se fosse al saloon, non in un consesso internazionale. Offensivo? Sì. Calcolato? Forse. Devastante? Di sicuro.

Il problema è che non è finita lì. Dopo aver fatto schizzare in giù le borse di mezzo pianeta e creato un clima di isteria collettiva, eccolo che – come se nulla fosse – annuncia il congelamento dei dazi per 90 giorni. Una mossa che più che strategica sembra la classica toppa peggiore del buco. Ma come? Prima semini il panico, poi provi a calmare le acque con una sospensione a tempo? Che fai, mandi il mondo sull’orlo della recessione e poi ci metti una pezza col nastro adesivo?

Nel frattempo, i mercati bruciano miliardi. Aziende nel caos, investitori nel panico, e noi cittadini del mondo che ci svegliamo ogni mattina chiedendoci: “Che diavolo si è inventato oggi Tramp?”. Perché ormai è così che va. Non si parla più di politica economica con una visione. Si naviga a vista, seguendo le sparate di un presidente che gioca a Risiko con l’economia globale.

E noi, intanto, paghiamo il conto. Un conto salatissimo. Perché ogni volta che crollano le borse, non sono solo “i ricchi” a perdere. A rimetterci sono i lavoratori, le pensioni, i servizi, la stabilità sociale. Tutto diventa instabile, imprevedibile, assurdo.

E allora, mi chiedo: davvero siamo disposti ad accettare che il mondo venga governato a colpi di umori e tweet? Che un uomo solo, con la sensibilità di un caterpillar e la diplomazia di un pugile suonato, possa far tremare i pilastri dell’economia globale?

Svegliamoci, perché mentre noi cerchiamo di arrivare a fine mese, loro giocano al casinò con il nostro futuro.

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