
Oggi è sabato. Avrei potuto dormire un po’ di più, starmene nel letto e lasciare che il weekend scorresse via come gli altri, tra un caffè e un po’ di silenzio. E invece no. Mi sono svegliato con questa notizia rimbalzata ovunque: Standard & Poor's migliora il rating dell’Italia. Tutti a festeggiare la stabilità politica. Ma davvero?
Io no, non festeggio. E vi dico perché:in 17 anni abbiamo perso l’8,7% di potere d’acquisto.È il peggior dato d’Europa. Altro che stabilità. Altro che trionfo.
Qui non si tratta di analisi tecniche o mercati rassicurati. Si tratta di realtà. Di vite vere, di gente che vive con uno stipendio che vale sempre meno, mentre bollette e spese crescono. E che nel frattempo si sente dire che le cose vanno meglio perché la politica è stabile.Stabile dove? Stabile per chi?
Questa “stabilità” premia una parte politica che, più che governare, ammicca. Ammicca a un certo elettorato, ammicca a chi sbraita, a chi sventola simboli vuoti e slogan pericolosi. È la trottola trumpiana che gira anche qui, e intanto l’opposizione... l’opposizione è lì, ancora ferma a decidere se fare un terzo polo, un quarto, o semplicemente una conferenza stampa.
E nel frattempo chi ci rimette? Sempre gli stessi.No, non è retorica dire che la politica si fa sulle spalle di chi fatica ad arrivare a fine mese. È la verità. È quello che vedo, che vivo, che sento intorno a me ogni giorno.
L’Italia è un Paese che ha tutto per brillare. Idee, energia, voglia di fare. Ma è anche un colabrodo, pieno di furbetti, pieno di chi gioca sporco, pieno di chi si è abituato a non pagare mai il conto. E chi lo paga allora? Sempre noi.
Non scrivo questo pezzo per rassegnarmi. Lo scrivo per dire basta.Per chiedere a tutti di pretendere di più da chi ci governa. Di pretendere una classe politica che non rincorra la finanza o le pagelle delle agenzie, ma che rappresenti – davvero – le persone, il lavoro, la dignità.Non voglio eroi, ma persone serie. Non mi servono miracoli, ma rispetto.
Ecco, questo è il mio sabato.Mentre qualcuno brinda a un miglioramento di rating, io chiedo solo un Paese più giusto.E magari, domani, cinque centesimi in più in tasca. Perché oggi non ci sono nemmeno quelli.
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